Giorno della memoria 2019

un approfondimento per il 74° anniversario della liberazione del Campo di concentramento di Auschwitz ....

«Ricordare. È questo il tema centrale della giornata della memoria, celebrata ogni anno, in tutto il mondo, il 27 gennaio, data della liberazione del campo di concentramento di Auschwitz. Ricordare è infatti l'unico modo per dare un volto ed un nome a tutte quelle persone morte nel silenzio e nell'indifferenza. Ricordare è commemorare chi è stato strappato alla vita per mano dell'odio e di insensate discriminazioni di razza.
Ricordare… "perché se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché è successo e può succedere ancora" – Primo Levi. »

Il 27 gennaio di ogni anno si celebra la Giornata della memoria per non dimenticare l'Olocausto, istituita ufficialmente dalla Repubblica italiana nel 2000 per ricordare l’orrore della Shoah, dell’Olocausto...

 

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APRILE, Anne Frank
Anne Frank ha lasciato con il suo “Diario” una delle testimonianze tangibili delle deportazioni naziste. Era solo una ragazza (aveva 13 anni) quando fu costretta a nascondersi insieme alla sua famiglia per non essere deportata dai nazisti da Francoforte sul Meno, la città in cui viveva. Dal 1942 al 1944 Anna vivrà nascosta insieme ai suoi familiari, annotando sul suo diario tutti gli eventi che vive nei due anni di reclusione forzata, progettando di pubblicarli in un libro a guerra finita. La storia andrà invece diversamente: Anna e la sua famiglia saranno arrestati e deportati; solo Otto, il padre di Anna, sopravviverà. Il diario, ritrovato dall'amico di famiglia Miep Gries, sarà pubblicato tre anni dopo, nel 1947.

Prova anche tu,
una volta che ti senti solo
o infelice o triste,
a guardare fuori dalla soffitta
quando il tempo è così bello.
Non le case o i tetti, ma il cielo.
Finché potrai guardare
il cielo senza timori,
sarai sicuro
di essere puro dentro
e tornerai
ad essere Felice.

SE QUESTO E’ UN UOMO, Primo Levi
Primo Levi, sopravvissuto allo sterminio nazista, al punto da non riuscire a convivere con il senso di colpa del salvato (come racconta nella sua opera “I sommersi e i salvati”), è lo scrittore italiano che più di tutti ha saputo raccontare gli orrori dei campi di concentramento nazisti, essendo stato prigioniero di Auschwitz lasciando una testimonianza importantissima per i posteri.

Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per un pezzo di pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d’inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.

UN PAIO DI SCARPETTE ROSSE, Joyce Lussu 
Scrittrice partigiana, ha voluto ricordare la morte dei bambini nei campi di concentramento nazisti. La Shoah è stata anche questo: la morte di tanti bambini e anziani, considerati entrambi inadatti al lavoro e, dunque, improduttivi per il regime nazista. Nella poesia si parte da un'immagine: un paio di scarpette rosse numero 24 poste in cima a una pila di oggetti appartenuti ai prigionieri e ormai svuotati di anima.

C’è un paio di scarpette rosse
numero ventiquattro
quasi nuove:
sulla suola interna si vede ancora la marca di fabbrica
‘Schulze Monaco’.
C’è un paio di scarpette rosse
in cima a un mucchio di scarpette infantili
a Buckenwald
erano di un bambino di tre anni e mezzo
chi sa di che colore erano gli occhi
bruciati nei forni
ma il suo pianto lo possiamo immaginare
si sa come piangono i bambini
anche i suoi piedini li possiamo immaginare
scarpa numero ventiquattro
per l’ eternità
perché i piedini dei bambini morti non crescono.
C’è un paio di scarpette rosse
a Buckenwald
quasi nuove
perché i piedini dei bambini morti
non consumano le suole.

POESIA, Eva Pickova
Eva Picková è morta a dodici anni, il 18 dicembre 1943, nel campo di concentramento di Terezin.

Di nuovo l’orrore ha colpito il ghetto,
un male crudele che ne scaccia ogni altro.
La morte, demone folle, brandisce una gelida falce
che decapita intorno le sue vittime.
I cuori dei padri battono oggi di paura
e le madri nascondono il viso nel grembo.
La vipera del tifo strangola i bambini
e preleva le sue decime dal branco.
Oggi il mio sangue pulsa ancora,
ma i miei compagni mi muoiono accanto.
Piuttosto di vederli morire
vorrei io stesso trovare la morte.
Ma no, mio Dio, noi vogliamo vivere!
Non vogliamo vuoti nelle nostre file.
Il mondo è nostro e noi lo vogliamo migliore.
Vogliamo fare qualcosa. E’ vietato morire!

ALLE VITTIME DI MAUTHAUSEN, Maria Luisa Spaziani
La poetessa Maria Luisa Spa Maria Luisa Spaziani (1922-2014) ne I fasti dell’ortica (1996)  dedica un suo ricordo Alle vittime di Mauthausen.

Troverò in paradiso le parole non dette,
capitelli di colonne rimaste a metà.
Scaglie di stelle esplose, private di ogni luce,
antiche fontane secche che ritrovano il canto.
Troverò in paradiso quel macilento tralcio rosa
che a Mauthausen fiorì dietro la baracca quattordici.
Avrà i suoi occhi ogni cosa capace di durare,
miracolata, innocente, ostinata e radiosa.
Troverò in paradiso la tua e la mia pazienza.
Ne faremo un collage con rendez-vous mancanti ,
e velieri arenati, e brandelli di scienza,
bandiere intrise di pianto, ostinate a sventolare.

°*°*°*   LIBRI, IN CATALOGO, DI RECENTE PUBBLICAZIONE   °*°*°*

Fino a quando la mia stella brillerà / Liliana Segre. - Piemme, 2018.
Testimonianza autobiografica. La sera in cui a Liliana viene detto che non potrà più andare a scuola, lei non sa nemmeno di essere ebrea. In poco tempo Liliana si ritrova prima emarginata, poi senza una casa, infine a tredici anni viene deportata ad Auschwitz. Parte il 30 gennaio 1944 da Milano e sarà l'unica bambina di quel treno a tornare indietro, dopo aver vissuto gli orrori del campo.
Giorni luminosi / Aharon Appelfeld. - Guanda, 2018.
Romanzo che è un commovente affresco dei giorni successivi alla fine della guerra, in cui riecheggiano gli interrogativi che già sono stati di Primo Levi e Imre Kertész, restituendo lo stato di attesa, di timore, di sospensione tra il ricordo di un passato scomparso e della violenza dei campi e un presente incerto ma anche colmo di speranza.
Il tatuatore di Auschwitz / Heather Morris . - Garzanti, 2018.
Il cielo di un grigio sconosciuto incombe sulla fila di donne. Da quel momento non saranno più donne, saranno solo una sequenza inanimata di numeri tatuati sul braccio. Ad Auschwitz è Lale a essere incaricato di quell’orrendo compito: proprio lui, un ebreo come loro. Giorno dopo giorno Lale lavora a testa bassa per non vedere un dolore così simile al suo finché una volta alza lo sguardo, per un solo istante: è allora che incrocia due occhi che in quel mondo senza colori nascondono un intero arcobaleno. Il suo nome è Gita. Un nome che Lale non potrà più dimenticare. Perché Gita diventa la sua luce in quel buio infinito: racconta poco di lei, come se non essendoci un futuro non avesse senso nemmeno un passato, ma sono le emozioni a parlare per loro. Sono i piccoli momenti rubati a quella assurda quotidianità ad avvicinarli. Dove sono rinchiusi non c’è posto per l’amore.
Questa sera è già domani / Lia Levi. - E/O, 2018.
Romanzo ispirato a una storia vera: la vita di Luciano, l’amatissimo marito. Fra angoscia e speranze, il libro descrive la lotta per sopravvivere di un giovane ebreo genovese attraverso un impervio cammino verso la Svizzera. Fuga, accoglienza e respingimenti, con impressionanti le analogie con certe tragiche vicende del nostro oggi…
Di notte sognavo la pace. Diario di guerra / Carry Ulreich. - Longanesi, 2018
Il libro inizia nel 1941 e si interrompe nel 1945, quando la famiglia dell’autrice viene arrestata perché di origine ebraica. Saranno i nipoti di Carry, circa un paio d’anni fa, a scoprire la testimonianza di una ragazza costretta a crescere e formarsi nel momento più terribile del Novecento europeo. Carry era una giovane ragazza ebrea di Rotterdam che, come i figli di molte famiglie dell’epoca, godeva di pochi lussi e libertà ma conduceva una vita serena. Tutto cambia nel 1941, a seguito dell’occupazione di Rotterdam da parte dei nazisti…
Le assaggiatrici / Rosella Postorino. - Feltrinelli, 2018.
La prima volta in cui Rosa Sauer entra nella stanza in cui dovrà consumare i suoi prossimi pasti è affamata. «Da anni avevamo fame e paura», dice. Siamo nell'autunno del 1943, a Gross-Partsch, un villaggio molto vicino alla Tana del Lupo, il nascondiglio di Hitler. Ha ventisei anni, Rosa, ed è arrivata da Berlino una settimana prima, ospite dei genitori di suo marito Gregor, che combatte sul fronte russo. Le SS posano sotto ai suoi occhi un piatto squisito: «mangiate» dicono, e la fame ha la meglio sulla paura, la paura stessa diventa fame. Dopo aver terminato il pasto, però, lei e le altre assaggiatrici devono restare per un'ora sotto osservazione in caserma, cavie di cui le SS studiano le reazioni per accertarsi che il cibo da servire a Hitler non sia avvelenato. Nell'ambiente chiuso di quella mensa forzata, sotto lo sguardo vigile dei loro carcerieri, fra le dieci giovani donne si allacciano, con lo scorrere dei mesi, alleanze, patti segreti e amicizie. Nel gruppo Rosa è subito la straniera, la "berlinese": è difficile ottenere benevolenza, tuttavia lei si sorprende a cercarla, ad averne bisogno. Soprattutto con Elfriede, la ragazza più misteriosa e ostile, la più carismatica. Poi, nella primavera del '44, in caserma arriva un nuovo comandante, Albert Ziegler. Severo e ingiusto, instaura sin dal primo giorno un clima di terrore, eppure - mentre su tutti, come una sorta di divinità che non compare mai, incombe il Führer - fra lui e Rosa si crea un legame speciale, inaudito.
L'insegnante / Michal Ben Naftali. - Mondadori, 2018.
Chi è Elsa Weiss? Una donna dal passato indecifrabile, di cui lei stessa lascia trapelare pochissimo. L'infanzia in Ungheria, il legame con il fratello Jan che la fa ridere e infila dolcetti sotto il suo materasso, poi la fuga a Parigi come un momento felice di cui è vietato parlare, il matrimonio con Eric. Ma non sono altro che accenni fugaci di una memoria caparbiamente protetta e piena di buchi neri. Elsa Weiss è soprattutto l'insegnante. La professoressa d'inglese autoritaria come un generale, animata da un fervore quasi religioso per il suo lavoro, impenetrabile e rigorosa in tutto quello che fa: pagare le bollette, nuotare in piscina, insegnare. Poi un giorno, senza avvisaglie e con lo stesso lucido rigore delle sue lezioni, Elsa Weiss si toglie la vita lanciandosi nel vuoto dal palazzo dove abita a Tel Aviv. Un gesto che rimane inspiegabile e nasconde segreti angoscianti. Anni dopo, Michal Ben-Naftali decide di indagare la vita della sua insegnante, cercando di capire perché una donna così riservata e schiva a un certo punto si sia suicidata senza lasciare spiegazioni. Un'indagine a ritroso che fa luce su una delle storie più controverse della Shoah: il treno di Rudolf Kastner che avrebbe dovuto portare in salvo in Svizzera quasi duemila ebrei ungheresi, in cambio di denaro e preziosi. Su quel treno erano saliti Elsa e il marito, ma un cambiamento di percorso fa dirottare i trentacinque vagoni verso Bergen-Belsen, e solo mesi dopo i prigionieri riusciranno a essere liberati e a raggiungere la Svizzera. La salvezza e l'arrivo in Israele per Elsa si intrecciano con la tragica vicenda di Kastner, accusato di collaborazionismo e di essere moralmente partecipe delle colpe dei nazisti oltre ad aver favorito, in quella fuga disperata, i suoi concittadini. La storia di Elsa diventa così, tragicamente, lo specchio di quella di Kastner in una vertigine dove il senso di colpa dei sopravvissuti si mescola con il desiderio di vendetta, il Male con l'urgenza di fare giustizia. E la morte di Elsa e di Kastner sembra diventare il simbolo di un'ultima silenziosa richiesta: non che le loro vite vengano ricordate, quello no, ma piuttosto che siano lette altrimenti.
Sei campi. Sopravvissuta a Terezin, Auschwitz, Kurbach, Gross-Rose, Mauthausen e Bergen Belsen / Zdenka Fantlovà-Ehrich. - Tre60, 2018.
L'incredibile storia di una delle ultime testimoni viventi della Shoah. Una storia di coraggio, tenacia e speranza e di un amore mai dimenticato.Quando i tedeschi occupano la Boemia e la Moravia, nel marzo 1939, Zdenka Fantlová ha 17 anni. Nonostante le discriminazioni che i nazisti impongono da subito agli ebrei, cerca di vivere normalmente la sua vita. Fino a quando il padre viene deportato a Buchenwald: Zdenka non lo rivedrà più. Nel 1942 viene deportata, insieme alla famiglia e al fidanzato Arno, a Terezín, un campo di concentramento a nord-ovest di Praga. Mentre Arno viene spedito in un campo a est, Zdenka vi rimane fino al 1944, quando viene «trasferita» ad Auschwitz: lei e la sorella Lydia sopravvivono alle selezioni, la madre no. Ma a questo punto le sorti della guerra si sono ribaltate, i russi incalzano e cominciano le terribili «marce della morte» verso ovest. Zdenka e Lydia transitano così da Kurzbach e poi dal famigerato campo di Gross-Rosen. E poi sono di nuovo «spostate» a Mauthausen e infine a Bergen-Belsen. Qui, dopo la morte della sorella, Zdenka viene infine liberata dagli inglesi, unica sopravvissuta della sua famiglia. Oggi, a 95 anni, Zdenka è impegnata a portare la sua testimonianza in giro per il mondo, perché tutto ciò che lei ha vissuto non sia dimenticato.
Ho guardato un nazista negli occhi / Kathy Kacer con Jordana Lebowitz. - Sonda, 2018
“Il contabile di Auschwitz” Oscar Gröning, ex membro delle SS, accusato di complicità in omicidio di oltre 300 mila ebrei, è uno degli ultimi criminali nazisti ancora in vita. Jordana Lebowitz, una giovane canadese nipote di sopravvissuti alla Shoah, ha deciso, appena diciannovenne, di recarsi in Germania per seguirne dal vivo il processo. Questa testimonianza è alla base del libro di Kathy Kacer, Ho guardato un nazista negli occhi (Sonda edizioni, traduzione di Maria Teresa Milano), libro pensato per un pubblico di ragazzi dai 14 anni in su, un’occasione cruciale da un punto di vista civile e storico di conoscenza e denuncia. L’autrice ha deciso di adottare il punto di vista della ragazza, con l’intento di raccontare la storia in maniera efficace e di tramandarla alle nuove generazioni. Perché l’intento è sempre lo stesso: non dimenticare.

 

Per  una bibliografia più completa
consultare il bollettino redatto dalla Biblioteca
pubblicato negli anni precedenti