Un'altra prospettiva sul viadotto di VALLINA.
Nei giorni scorsi abbiamo appreso della trasferta dei tre Sindaci di Bagno a Ripoli, Fiesole e Pontassieve a Roma, per incontrare il Sottosegretario Nencini sui finanziamenti concessi per le opere toscane. In merito alle loro trionfalistiche dichiarazioni, per l’“opera strategica” del bypass di Vallina, prefigurano già l’ottenimento della VIA e le date di inizio lavori. Verrebbe da dire che forse fanno i conti senza l’oste!
Innanzitutto, va chiarito che si tratta di un viadotto di 1240 metri, costituito da due ponti sopraelevati a 12 metri, che taglierà la vallata incontaminata dell’Arno a Quintole, con tre rotatorie divoratrici di terreno agricolo e con un impatto devastante sulla bellezza di quei luoghi.
Ma è la loro euforica soddisfazione che ci lascia ancor più perplessi. Le posizioni dei Sindaci di Pontassieve e di Fiesole sono espressione di un vero atteggiamento “NIMBY” (Not In My Back Yard): infatti, appoggiano il progetto esplicitamente per ridurre il traffico automobilistico nelle frazioni di Sieci (Pontassieve) e Compiobbi (Fiesole), scaricandolo sull’attuale provinciale di Rosano. E, dato che le due strade hanno un’intensità pari di auto che le percorrono, si creerebbe la congestione nell’imbuto Candeli – Viale Europa, come abbiamo potuto vedere l’estate scorsa con la chiusura per lavori della SS 67.
Il Sindaco di Bagno a Ripoli, da parte sua, si comporta da “PIMBY” (Please In My Back Yard), citando i vantaggi per la frazione di Vallina, non rendendosi conto delle conseguenze nefaste che un viadotto nella valle dell'Arno e l'incremento di traffico automobilistico avranno sull'identità del territorio, un tempo definito “il giardino più delizioso…”, compromettendone anche lo sviluppo economico (agricolo e turistico).
Tutti e tre, certo, non si curano del costo assurdo (58 milioni e mezzo di euro, costo previsto, se non ci saranno aumenti in corso d’opera, e di cui circa la metà figurano come compensazione per Bagno a Ripoli per l’ampliamento a tre corsie della autostrada A1) in quanto il loro atteggiamento è il solito: se non li usiamo per quest’opera non saranno utilizzati per altre opere del territorio (si dimenticano, però, del recente “spostamento” del finanziamento per la variante di Ellera nella messa in sicurezza dell’attuale tracciato).
E nessuno dei tre prova ad andare contro questa logica perversa di spendere il denaro pubblico per opere inutili e dannose, anziché allearsi e chiedere, con la stessa insistenza messa finora, al loro mentore Nencini, di andare a fare una passeggiata di quattro minuti a Roma, fino alla vicina sede di Ferrovie dello Stato Italiane: lo scopo sarebbe quello di presentare all’ing. Mazzoncini, quale AD di FSI e ora anche di ANAS, la situazione drammatica della mancanza di un Piano della Mobilità e quindi della carenza del TPL nella Città Metropolitana di Firenze. Potrebbe essere l’occasione per chiedergli di soprassedere sia al progetto dei Ponti di Vallina sia a quello per bypassare l’abitato di Rufina (tratto di circa 3,5 km, che è stato scorporato dall’intero progetto Stentatoio-Dicomano, probabilmente con l’intento di “facilitare” la VIA).
Visto che ora c’è un soggetto unico FSI-ANAS, che dovrebbe avere una visione progettuale unitaria, tutte quelle risorse (più di 58 milioni per Vallina, 75 per Rufina) potrebbero, infatti, essere dirottate sulla riqualificazione della Rete Ferroviaria del Mugello e della Valdisieve, accorpandole (con l’avallo sempre di Nencini) ai 47 milioni già stanziati per lavori a stazioni e ai passaggi a livello del Mugello e della Val di Sieve. Vorremmo ricordare che almeno 31, dei 47 milioni, erano quelli promessi 20 anni fa e destinati al Mugello per le compensazioni e i danni subiti dai lavori dell’AV. Quello che realmente serve alla popolazione è l’elettrificazione dell’anello ferroviario già esistente, per fornire servizi efficienti e a costi contenuti con l’intento di “ridurre” il traffico su gomma.
In più, i Sindaci, volutamente e colpevolmente, non dicono che questo progetto non piace alla Soprintendenza, ad Arpat e ad altri Enti, per le lacune progettuali, l’incompatibilità paesaggistica e gli impatti ambientali dell’intervento.
Non sono, perciò, i Comitati o le Associazioni ad avere la sindrome NIMBY, perché fanno di tutto per portare l’attenzione su soluzioni alternative, di minore impatto ambientale e costi, a vantaggio di un TPL funzionale, efficiente e con costi abbordabili.
Queste opere, invece, di utile non hanno nulla. Forse servono per prendere i voti in campagna elettorale o sono solo favori clientelari, ma non hanno certamente come loro obiettivo il Bene Comune.
Il Gruppo Consiliare “Per una Cittadinanza Attiva Bagno a Ripoli”, in rappresentanza di: Associazione Valdisieve - Associazione Vivere in Valdisieve - Italia Nostra - Lista civica “Per una Cittadinanza Attiva Bagno a Ripoli” - Rete dei Comitati per la Difesa del Territorio
Sonia Redini
Consigliere del Gruppo “Per Una Cittadinanza Attiva – Bagno a Ripoli”