L'articolo dell'11 marzo 2010 su 'Repubblica' (Massimo Vanni, “Il business dei corsi di formazione”) mi ha suscitato alcune riflessioni in tema di formazione.
Innanzi tutto, mi auguro che non ci siano cartelli né cordate, ma vera concorrenza. Trovo poi grande e coraggiosa la scelta della Provincia di creare sui territori in modo diffuso dei centri di formazione territoriale (Cft). E noi la sosteniamo con convinzione, così anche le zone più periferiche hanno la possibilità di accedere a utili risorse.
È un'iniziativa da vedere nel lungo respiro, che si deve radicare e diventare punto di riferimento per giovani, lavoratori e disoccupati. Perché ciò avvenga, ogni territorio sa già quante sono le risorse disponibili: ed è una sfida da vincere l'uso ottimale di tali risorse. Qui deve crescere il ruolo dei Comuni, che con Ati e imprese locali devono rendere i Cft non sportelli in attesa di utenti, ma centri vivi e attivi.
Un po' come il progetto della Regione Toscana sulla 'sanità d'iniziativa', vorremmo inaugurare una 'formazione d'iniziativa': allo sportello che apre ed attende 'clienti' vanno i più colti, chi già è formato o è consapevole dell'importanza della formazione. Invece i Cft devono andare alla ricerca dei soggetti che hanno bisogno di formazione, di chi ne ha necessità ma non lo sa. Formazione d'iniziativa, appunto.
Per fare ciò i Cft devono essere fisicamente in loco, servizi sul territorio, contribuendo così allo sviluppo locale del territorio stesso (economia, cultura, senso civico, sociale), rispondendo in concreto pure alla crisi economica in atto e aiutando a preparare la ripresa.
Capitolo risorse. Sono ingenti. Per il nostro territorio (Bagno a Ripoli e Quartiere 3 di Firenze) la prima tranche assegna 510.000 euro. Non sono pochi. Perciò bisogna spendere con parsimonia e attenzione, in attesa della seconda tranche. In un paio di anni avremo oltre un milione di euro. Fin d'ora auspichiamo un lavoro serio di monitoraggio durante e dopo la formazione: sui formatori, sui destinatari della formazione e sugli esiti a breve come a lungo termine. Qui si parla del soddisfacimento dei bisogni formativi di disoccupati, di chi ha perso l'occupazione, di chi può migliorare le proprie condizioni di lavoro. Anche per questo auspico che chi vince abbia qualità professionali e organizzative.
Infine, dai convegni si apprende come le agenzie di formazione sarebbero troppe e che andrebbero ridotte. D'accordo, ma la selezione deve avvenire non sulla base della forza economica delle strutture che ogni agenzia ha alle spalle, ma partendo e verificando la qualità del lavoro, siano esse agenzie 'private' o facenti capo alle associazioni di categoria o sindacali.