Un nuovo vento di cemento spira a Bagno a Ripoli? Ancora non è dato sapere, ma sembra molto probabile.
Un nuovo vento di cemento spira a Bagno a Ripoli? A mesi di distanza ancora non è dato sapere, ma sembra molto probabile.
Sono passati cinque mesi da quando è scaduto l’avviso pubblico, in cui i proprietari immobiliari potevano esprimere le loro richieste di trasformazione urbanistica. Eppure, ad oggi, l’amministrazione comunale non vuole farne conoscere pubblicamente gli esiti, neppure alla competente commissione consiliare.
Con estrema fatica abbiamo avuto accesso alle manifestazioni di interesse ed abbiamo avuto la conferma di quanto già avevamo immaginato, ovvero che l’avviso pubblico avrebbe comportato l’emergere dei vari appetiti edificatori, derivanti dai soli interessi particolari dei singoli proprietari a valorizzare i loro terreni e non da un effettivo fabbisogno abitativo o da qualche altra esigenza di carattere generale.
Ancora però non sappiamo a cosa serviranno tali richieste, con quali criteri verranno esaminate, né è dato sapere per quali motivi gli attuali strumenti urbanistici, al di là del loro formale adeguamento alle normative sopravvenute, debbano essere rivisti nei loro indirizzi. Su questo non è ancora possibile aprire un confronto tra le idee della Giunta e quelle del Consiglio. Quali le idee fondanti del vigente piano possono rimanere ancora valide? A quali nuove necessità si intende rispondere? Quale sarà la visione lungimirante del nostro territorio? Il silenzio è la strategia di fondo.
Mentre, è bene ricordare poi che la formazione degli indirizzi urbanistici spetta al Consiglio! Invece, ad un anno dalle prossime elezioni, Sindaco e assessore fanno pubblicamente capire che la direzione per redigere il nuovo Piano Strutturale e Piano Operativo matureranno all’interno della Giunta e che il Consiglio e l’apposita commissione consiliare saranno interpellati poche volte e, ci aspettiamo, per una semplice ratifica di scelte già effettuate. È stato sì deciso di fare un avviso pubblico, per dare l’immagine di trasparenza, ma i giochi, poi, saranno fatti in pochi!
Comunque, il dato politico che si ricava dalle istanze esaminate è che la somma di tutti questi interessi particolari non dà, come risultato, un interesse collettivo e proposte di questo genere non possono essere accettate a meno che non corrispondano ad un reale fabbisogno abitativo della cittadinanza di Bagno a Ripoli, comprovato da studi effettuati dai competenti organismi (Istat, Irpet, ecc.); in caso contrario, si tratta di inutile consumo di suolo, teso ad attrarre popolazione da altri comuni e a soddisfare esigenze di mero guadagno.
A nostro avviso, per valutare l’opportunità di una revisione degli strumenti urbanistici dovrebbe essere fatta innanzitutto una verifica dell’attuazione del Regolamento Urbanistico approvato solo tre anni fa, e poi unirla a tutte le indagini possibili, a quei dati oggettivi, indispensabili per capire le esigenze della popolazione.
In ogni caso, riteniamo necessario che l’eventuale procedimento di revisione debba tener conto di questi importanti aspetti:
- deve essere mantenuta la filosofia di fondo del PS vigente, ovvero limitare il consumo di suolo privilegiando la valorizzazione ed il recupero dell’esistente, perché la popolazione è in calo, il mercato immobiliare è ancora stagnante con sovrabbondanza di alloggi vuoti e invenduti e la legislazione urbanistica regionale prevede consumo di suolo zero via via che i piani regolatori scadranno;
- l’eventuale fabbisogno abitativo di cui tener conto deve essere solo quello dei soggetti più svantaggiati, che non sono toccati da questa piccola ripresa economica, incentivando l’immissione degli alloggi sfitti a canone concordato, cui ha fatto riferimento anche il Sindaco nella campagna elettorale, effettuando interventi di edilizia sociale su terreni di proprietà comunale, evitando di costruire sulle sempre appetibili colline con il rischio di fare insediamenti dormitorio lontani dai servizi;
- deve essere poi abbandonata la logica, rivelatasi fallimentare, del “costruire in tempi di crisi”, in base alla quale viene concessa ai proprietari di alcune aree la possibilità di costruire, ottenendo in cambio la realizzazione di opere pubbliche, perché è assurdo legare le opere pubbliche alla cementificazione del territorio e alla disponibilità del privato, tanto che numerosi piani attuativi previsti non sono partiti perché i privati non li hanno trovati convenienti;
- le opere pubbliche devono essere slegate dai privati, concentrandosi su piccole opere poco costose, realizzabili direttamente dal Comune, che possono migliorare la qualità della vita dei cittadini nelle varie frazioni;
- lo sviluppo del territorio non deve comprometterne i tratti identitari fondamentali e deve salvaguardarne l’elevato pregio paesaggistico, sia in collina che in pianura (a Bagno a Ripoli ancora la città di Firenze non si annuncia con la sequenza di squallide strutture, è solo la campagna che confina con la città);
- più in generale, gli strumenti urbanistici, che sono atti di governo del territorio non limitati alla disciplina del diritto a costruire dei proprietari, devono contenere previsioni volte alla gestione complessiva del territorio, con interventi atti a migliorare la qualità della vita e a preservarne la qualità ambientale, a beneficio anche delle generazioni future.
Continuare ad usare il territorio per fini elettorali non ci sembra il più nobile degli intenti, di qualsiasi formazione politica si tratti. Tra l’altro, i risultati potrebbero essere deludenti, data la velocità di cambiamento, anche alla luce delle ultime elezioni politiche: potrebbe esserci anche qualche piccola sorpresa, anche nel nostro monolitico comune!
Gruppo consiliare “Per Una Cittadinanza Attiva – Bagno a Ripoli”